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Maglie Collepasso

"Stop alla strage di ulivi sulla Maglie-Collepasso"

Il coordinamento civico di tutela del territorio segnala il taglio degli esemplari sulla strada provinciale 361, interessata da lavori di ampliamento, e avverte sui rischi per altri preziosi arbusti

COLLEPASSO - Una strage d'olivi dentro il cantiere stradale della Maglie-Collepasso, interessata da specifici lavori di allargamento: a denunciarla è il Coordinamento civico per la tutela del territorio, della salute e dei diritti del cittadino, che ha riscontrato come già una decina di esemplari siano stati segati di netto, senza pietà alcuna. E i timori logicamente si estendono alle decine di altri alberi, segnati di rosso ai margini della carreggiata, dove rischiano anche le preziose Querce caducifoglie autoctone, un raro albero di azzeruolo (Crataegus azarolus L.), un frutto antico, ed altri arbusti da frutta e alcune tamerici.

Da qui un appello urgente alle autorità competenti, dalla Forestale al Noe dei Carabinieri, sino alla Polizia provinciale, perché effettuino subito dei sopralluoghi utili ad appurare quanto accaduto e fermare l'ulteriore strage preannunciata: "La Provincia di Lecce intervenga subito - dichiarano dal comitato - per approntare le operazioni di espianto-trapianto e ripiantumazione in loco, poco distante, di tutti gli alberi ubicati nelle aree di ampliamento della strada, non ovviamente solo d'olivo, ma anche di quercia, di altre essenze e di quelli da frutto, come l'Azzeruolo, alto circa 4 metri e simile al biancospino per gli inesperti, così come delle vive ceppaie d'olivo, con il loro apparato radicolare, degli alberi già vilipesi dalla sega elettrica, ma che possono ancora rapidamente pollonare con forti getti di rapida crescita, se trapiantati come necessario".

Il coordinamento chiede attenzione alla Regione Puglia, che deve vigilare con urgenza con il Settore foreste, gli assessorati all'ambiente e all'assetto del Territorio: "Una ben precisa legge regionale - puntualizzano - tutela gli alberi d'ulivo, e ne regolamenta gli espianti, ma in più il tutto sta avvenendo in un'area dove la regione ha anche previsto e iniziato a tutelare il Parco dei Paduli - Foresta Belvedere".

Si tratta del tratto della strada provinciale 361, la Maglie-Gallipoli, posto poco oltre l'incrocio con la strada Cutrofiano-Supersano, proseguendo in direzione Collepasso e quindi Gallipoli. Sembrerebbero lavori di allargamento della carreggiata e rettificazione della curva: "Nulla da eccepire - precisano dal coordinamento - su tutto questo, che risponde a legittime e sempre auspicabili operazioni volte alla massimizzazione della sicurezza e scorrevolezza stradale, fermo restando che la riduzione della velocità, e l'aumento dell'attenzione del guidatore durante la guida devono essere gli scopi principali da perseguire col massimo impegno per la riduzione vera e drastica della dolorosissima piaga sociale degli incidenti automobilistici".

"Ma poiché - proseguono - la rimozione degli alberi nei tratti in cui dovrà essere allargata la carreggiata è un'operazione agronomica di buona tecnica ecosostenibile, etica, da perseguire scrupolosamente in qualsiasi cantiere, tanto più se per opere di pubblica utilità, come nel caso in oggetto, quanto sta avvenendo, e che ci è stato denunciato da nostri attivisti che ci hanno fornito anche documentazione fotografica, poi verificata con un nostro sopralluogo, è inaccettabile, inaudito ed intollerabile, e getta inevitabilmente sinistre ombre su tutta l'operazione cantierizzata, nonostante i buoni auspici delle motivazioni di fondo".

I tagli, raggiunto da Maglie l'incrocio su Supersano-Cutrofiano si osservano sulla destra, poco oltre il guardrail, dopo aver percorso poco più di 900 metri: un intero filare di olivi "ridotti a colletti basali sporchi di segatura", con "alberi segnati di rosso ai margini della strada, prossimi al rischio di taglio, si osservano già poco dopo aver superato l'incrocio". E ancora "un gruppo di alberi d'olivo poi dove le operazioni di movimentazione terra son state maggiori, e forse a più immediato ancora rischio di taglio, son posti sulla sinistra della strada, nel tratto posto tra 900 e 1400 m dall'incrocio".

Percorsi circa 300 metri dai primi olivi tagliati, segnalati sulla destra della strada, le Querce a foglia caduca, (relitti botanici preziosissimi della Foresta Belvedere d'un tempo, per la sua ricostruzione e riforestazione a partire dal germoplasma locale), che rischiano l'abbattimento, son sulla sinistra, sempre poco oltre il guardrail, in corrispondenza di una svolta sterrata, che conduce a Masseria Padula e a Masseria Macrì, nella vallata dove esisteva il Lago Sombrino, fatto prosciugare dall'uomo da oltre cento anni, tramite pozzi e canalizzazioni artificiali, vanificando l'opera della natura e della pioggia, che lì formava uno spazio dall'immensa biodiversità, tanto che vi sostava una nutrita colonia di pellicani, oltre che cigni, gru e cicogne, ancora nella prima metà dell'‘800.

Dal coordinamento fanno osservare che giugno non sia neppure un mese adatto per operazioni di potatura e al trapianto delle piante in questione, e si chiedono, nell'eventualità che le operazioni di infrastrutturazione e ammodernamento stradale in corso dovessero interessare anche l'incrocio con rotatoria canalizzata all'intersezione tra la Sp 361 e la Cutrofiano-Supersano, medesime cure applicate a tutti gli alberi ed arbusti in essa oggi presenti, nelle sue isole spartitraffico, poiché essenze della macchia mediterranea, (pini domestici, cipressi mediterranei, palma nana mediterranea, oleandri).

L'appello è dunque un grido contro la speculazione e lo sperpero di denari pubblici dell'autorizzazione di piantumazione di piante alloctone, come palme esotiche, che abbisognano poi di sistemi di irrigazioni dispendiosi e di cure agronomiche notevoli, rivelatesi già ovunque nel Salento "disastrosi" e sui quali "nessuno indaga e tanti si arricchiscono, a scapito del nostro paesaggio".

La rotatoria in oggetto poi, ubicata nel centro del Parco Paduli, mostra invece come l'uso di piante autoctone mediterranee permetta con cure minime o nulle, eccezion per qualche sfoltimento dei cespugli e sfasciamento dell'erba di tanto in tanto, di avere, senza neppure alcuna innaffiatura artificiale a regime (dunque a costi bassissimi), interventi altamente decorativi, ben naturalizzati e rispettosi dell'identità dei luoghi.

La strada in questione attraversa il Parco Paduli-Foresta Belvedere, assunto a progetto pilota con deliberazione della giunta regionale del 20 ottobre 2009, per l'applicazione dei principi del nuovo Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia, di tutela, massima salvaguardia e ripristino delle antiche suggestioni rurali e naturali del paesaggio. Non solo, l'area Paduli fu già individuata dalla Provincia di Lecce, come luogo da sottoporre a massima protezione paesaggistica nel cuore del Salento, meritevole di protezione e cura, come legiferato con l'adozione all'unanimità del Piano territoriale di coordinamento provinciale, già nel marzo del 2008, con l'attuale presidente Antonio Gabellone, all'epoca membro consigliere della Commissione ambiente della Provincia di Lecce.

I membri del coordinamento chiedono di sapere da Provincia e Regione se si sia approntato il progetto cantierizzato, al fine di un restauro paesaggistico dei margini stradali, con eventuali muretti a secco bassi o con il rifacimento delle canalizzazioni in terra (ora per un tratto già sventrate con atterramento dei canneti ricchi di macchia mediterranea), ad alveo naturale e rinforzo, ove necessario, a pietra a secco, e con piantumazione lungo i margini di piante igrofile quali i pioppi neri, e consolidanti gli argini terrosi dei canali bordanti le strade o altre piante ottenute da semenze autoctone del Parco Paduli, come olmi campestri, pioppi bianchi, salici bianchi, e frassini ossifilli, che l'orto botanico universitario di Lecce starebbe ripropagando.

"Chiediamo anche che le eventuali porzioni di strada attuale - concludono - che non dovessero essere soprapposte al nuovo tracciato non rimangano terra degradata di nessuno e dell'abbandono, come spesso accade, finendo per accogliere inevitabili discariche a cielo aperto". In buona sostanza che si appronti, già nei lavori di primo cantiere, la loro bonifica con rimozione dell'asfalto e del cemento e altro rifiuto stradale, con ricostruzione del suolo agricolo-naturale, naturalizzando il sito: "Tutte queste opere non rappresentano costi aggiuntivi, ma costi primari da poter sostenere, se si vuole procedere alla realizzazione di opere che vogliano fregiarsi del titolo di pubblica utilità".

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