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Dietro ai furti di rame un'organizzazione a delinquere: nove le persone indagate

Dovranno rispoindere del rame rubato nei campi fotovoltaici, nei cimiteri e nei campi sportivi. Accusati anche di furti nelle abitazioni, alle slot machines nei bar. E di estorsione. L'indagine è dei carabinieri della compagnia di Maglie

MAGLIE – Dietro i furti di rame nel Salento ci sarebbe una vera e propria organizzazione a delinquere. Ed è infatti dalle prime ore di questa mattina che i carabinieri della compagnia di Maglie, nell'ambito dell'operazione denominata "Papira", stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare a carico di nove persone, di cui sette sono già in carcere e due agli arresti domiciliari, tutte ritenute, a vario titolo, responsabili del furto di rame nei campi fotovoltaici, presso cimiteri e campi sportivi. Ma sono accusati anche di furti nelle abitazioni, alle slot machines nei bar e di estorsione.

Si tratta di Quintino Causo, 49 anni, di Ugento ma residente a Casarano; Sabrina Angilè, 38enne, nata in Germania ma residente a Casarano; Crsitian Giovanni Causo (25) di Nardò, residente a Casarano; Salvatore Protopapa (29), di Casarano; Emanuele Zompì (23), di Casarano; Alessandro Zompì (28), di Casarano nel 28; Alessio Ciriolo (22) di Poggiardo ma residente a Casarano; Antonio Afendi (22) di Casarano nel 22; Simone Alfarano (23) di Casarano.

LA PAPIRA
 “Papira” è il nome dell’asino che da diversi anni veniva impiegato nel presepe vivente di Tricase, divenuto vittima, suo malgrado, per consentire un'abbuffata di carne del gruppo criminale. Durante una intercettazione ambientale, infatti, il padre e il fratello di uno degli arrestati, riferiscono di aver rubato l’animale, trasportato a bordo di un camion a Casarano e poi lì ammazzato e macellato. La carne della povera bestia è stata poi cucinata e la pietanza fatta recapitare all’interno della Casa Circondariale di Lecce in omaggio ai familiari e amici detenuti.

INIZIO DELL’INDAGINE

L’indagine "Papira" trae origine dagli arresti effettuati a Maglie, presso l’ex deposito dell’Enel, per il tentato furto di rame del 31 agosto 2011 ( in cui furono arrestate 3 persone) ed del 6 novembre 2011 (in cui furono arrestate 2 persone). Le immediate attività investigative hanno consentito di disvelare, da subito, un vera associazione, con base a Casarano, rivolta principalmente ad attività predatorie presso campi fotovoltaici.

L’attività investigativa da parte del Nucleo operativo della compagnia di Maglie, inizia proprio nel gennaio 2011, mese in cui i furti ai danni degli impianti fotovoltaici si rivelano piuttosto consistenti, in particolare nella zona tra Soleto, Sternatia e Zollino. Le indagini quindi cercano di legare i due furti di rame del gruppo criminale all’ex deposito dell’Enel di Maglie, alle innumerevoli ruberie di rame del territorio.

L’attività investigativa terminata ad aprile 2012, supportata non solo da attività tecniche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali anche in carcere, ma anche da riscontri e sequestri effettuati presso i raccoglitori di rame, fa emergere da subito un’articolata organizzazione che nasce a Casarano, epicentro del sodalizio criminale, per la presenza di Quintino Causo, a capo dell'organizzazione. Il quale, essendo alle dipendenze di un servizio di vigilanza presso i campi fotovoltaici, avrebbe sfruttato il suo lavoro per indicare agli altri, compreso il figlio, Cristian Giovanni Causo, i colpi da effettuare e soprattutto le modalità per entrare nei campi in tutta tranquillità.

Il gruppo criminale, stando a quanto scoperto dai militari, opera nel 2011 indisturbato in tutto il Sud Salento, effettuando ogni tipologia di furto di rame presso i campi fotovoltaici, ma anche nei cimiteri e nei campi sportivi. Ma a partire da ottobre sempre di quell'anno, dopo i primi arresti, con il numero dei componenti l'organizzazione che diminuisce, gli obiettivi cambiano: si ruba pnelle chiese, nei bar e nelle abitazioni.

Le attività investigativa si conclude con l’arresto, avvenuto l’8 marzo, dello scorso anno di Alessio Ciriolo, Emanuele Zompì, Cristian Giovanni Causo e Cosimo Giorgino per furto in abitazione a Casarano. L’indagine porta anche alla denuncia di altri dieci soggetti, responsabili a vario titolo dei vari colpi insieme al gruppo ma non facenti parte dell’associazione.

I FURTI DEL GRUPPO
L’attività d’indagine del Nucleo operativo di Maglie ha disvelato l’esistenza di un’organizzazione volta a depredare, come ribadito, i campi fotovoltaici. Infatti, Quintino, che lavorava come vigilante presso questi campi, aveva la possibilità di indicare come e quando entrare per effettuare i furti di rame.
Il gruppo è responsabile di 16 “colpi”, 6 furti di rame presso campi fotovoltaici (Ugento, Soleto, Matino, 2 volte Zollino e Sternatia), il furto di rame al Campo Sportivo di Sanarica, il furto di rame a cabine dell’Enel di Ruffano, il furto di rame al cimitero di Collepasso, il furto  di una slot-machine ad un bar di Casarano, 3 furti all’interno di Chiese (Casarano, Gemini di Ugento e Melissano), oltre ai 2 tentati furti all’ex deposito dell’Enel di Maglie ed il furto in abitazione a Casarano per i quali sono stati effettuati gli arresti a riscontro dell’attività d’indagine.

I CAMPI FOTOVOLTAICI
L’ indagine ha permesso di accertare che nell’anno 2011 l’attività principale del sodalizio criminale era il furto di rame presso i campi fotovoltaici, grazie soprattutto all’insider man della banda all’interno dell’istituto di vigilanza privata degli stessi, Causo Quintino. Una volta riscontrato questo comune denominatore tra le società depredate, sono stati controllati numerosi raccoglitori di rame/demolitori dell’area centro Salento e sono stati quindi accertati continui depositi di materiale rame effettuati dagli appartenenti al gruppo, in particolare presso tre di essi. Da una stima, comunque approssimativa, risulta sia stato venduto dagli indagati ai raccoglitori di materiale ferroso oltre il 35% della quantità di rame denunciato come rubato (denunce presentate negli anni 2011 e 2012). Bisogna anche aggiungere che a partire dei primi del mese di Aprile 2012, a seguito di uno specifico controllo eseguito presso i raccoglitori di materiale ferroso,  sono diminuiti notevolmente sia le grosse consegne di rame sia i furti presso i campi fotovoltaici.
Nel corso delle intercettazioni è emerso chiaramente come i principali raccoglitori di rame rilasciassero al gruppo regolare fatturazione, della quale è stato trovato riscontro durante i suddetti controlli: le fatture del rame rubato erano intestate ai soggetti appartenenti al sodalizio o a loro parenti. Pertanto, due responsabili delle tre ditte controllate, sono stati denunciati per ricettazione, in quanto avrebbero dovuto\potuto distinguere e capire dalla quantità e dalle continue consegne da parte delle medesime persone, che il rame era di provenienza illecita o quanto meno dubbia.

Da un calcolo sempre approssimativo desunto dai sequestri della fatturazione effettuati presso 3 raccoglitori di rame del centro salento, può essere verosimile che il gruppo avesse “ricavato” oltre 100 mila euro (circa 250 quintali) dalla vendita del rame anche se oggi vengono contestati loro 24 mila euro ricavati dalla vendita di circa 50 quintali di rame, grazie all’incrocio con altri riscontri.

L’ESTORSIONE E LA DISPONIBILITA’ DI ARMI
A dimostrazione dello spessore criminale degli indagati vi è il fatto che senza scrupoli si minacciano reciprocamente per perseguire i propri interessi economici. In un’occasione, infatti,  Simone Alfarano e Antonio Amin Afendi, il 6 marzo 2012, effettuano una vera e propria estorsione nei confronti di Emanuele Zompì, irrompendo in casa sua con una pistola e, dopo averlo portato in auto, gli sottraggono 350 euro. I due pretendevano la quota del furto del giorno prima alla chiesa di Gemini, commesso dai tre insieme, che, a loro dire, lui avrebbe occultato per tenersi tutto il danaro; risulterà poi che la cosa non aveva nessun fondamento di verità, perché, in realtà, lo Zompì non aveva trovato contante. Lo stesso decide di vendicarsi dello sgarro subito e afferma, in intercettazione, di essersi procurato una pistola per lo scopo, che non porterà mai a termine.
Nel corso dell’attività d’intercettazione è stato appurato come il gruppo avesse la disponibilità di armi, tanto che il 31 agosto 2011 in occasione del tentato furto all’ex deposito Enel di Maglie, giungono con una pistola per effettuare il colpo e, per un caso fortuito, poco prima di esssere fermati dalle pattuglie della Compagnia di Maglie, riescono a disfarsene gettandola dietro un muretto a secco in campagna.

ARRESTI E SEQUESTRI A RISCONTRO
Nel corso dell’attività investigativa sono state arrestate in flagranza nove persone, tre arresti il 31 agosto, due arresti il 6 novembre e quattro il 6 marzo 2012.

Gli arrestati nell'operazione del maggio 2013

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